TIME

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Tempo

Scorre con diverse intensità, dipendentemente da ciò che viviamo e sentiamo.

Scorre in modo più omogeneo la Memoria, parte integrante del Tempo.

La nostra invenzione più strana, il nemico più grande.

Non ho mai capito per quale ragione si possa avere paura del Tempo…

Non ne avevo da piccolo, forse ingenuamente.

Non ne ho adesso, forse incoscientemente.

Ma cosa importa?

Per me, il ricordo del passato non è sabbia che scappa da una mano che stringe con presa debole ma sempre più invadente.

Non è nemmeno quella statua in marmo, dura e pesante, che la razza umana costruisce dentro e fuori di sé come modello di una migliore vita che non potrà mai raggiungere, se non nella sua immaginazione utopistica da animale sociale.

I Ricordi sono gocce dimensionali in un mondo del quale non ci è concesso penetrarne il significato (quello vero) proprio come i magici paesaggi onirici o le scene più familiari che fluiscono sempre di più nell’involucro dell’esperienza che si chiama Vita Terrena.

Il liquido alla fine riempirà il contenitore. La sua forma però, quella che caratterizza chi siamo, la sceglieremo noi.

Quando mio Nonno Antonio era vivo rimase molto colpito da questo brano, che all’epoca era solo una bozza. Di solito rimaneva a giudicare di più la mia tecnica rispetto la mia fantasia compositiva. Ascoltando questo pezzo però, qualcosa in lui cambiò: mi disse di lavorarci di più perchè aveva del potenziale.

Ciò che accadde dopo fu una serie di rocamboleschi tentativi di crearne struttura e significato: provai a registrarlo con il duo “Altais”, ma la registrazione scomparve. Provai anche a scrivere un testo ma sembrava stranamente perderne il vero messaggio, per quanto mi commuovesse.

Ne ero quasi ossessionato.

Poi, probabilmente per avvenimenti che si sarebbero dovuti consumare per primi in quel “Tempo”, lo abbandonai.

Il “Tempo” ora è passato, fino a quattro giorni fa.

Ero a casa con Maria, le propongo di fare un esperimento di creazione di effetti video “fai da te” ispirati al capolavoro di Kubrick “2001:Odissea nello Spazio”.

Siamo stati qualche ora a giocare con latte, salsa di soia, olio e sapone.

Ciò che ne è risultato sono le immagini che state guardando.

Il video c’era, adesso però mancava il pezzo.

Ho passato due giorni a scegliere, ma nulla mi convinceva.

Ad un certo punto trovo “Nebula”, come se qualcosa mi avesse spinto a sceglierlo e finalmente comincio a lavorarci con l’obbiettivo di concluderlo.

Durante la scrittura dell assolo di chitarra ho sentito l’Anima di mio Nonno che letteralmente si impossessava di me.

Sono stati due giorni di composizione pieni come non vivevo da tanto. Lavoravo tra video e audio simultaneamente: se c’erano momenti in cui il video si sarebbe dovuto aprire allora aggiungevo “oggetti musicali” al brano e viceversa.

I suoni della colonna sonora del mio gioco preferito “Metroid Prime” scritte da Kenji Yamamoto mi hanno invece segnato per quanto riguarda l’elettronica. Il momento in cui nel 2002 mio padre mi portò quel capolavoro videoludico non lo dimenticherò mai, è stata la prima volta in cui piansi per la felicità.

Adesso lascio quello che ne è risultato, regalandovi una parte del piccolo contenitore che appartiene a me e alle cose più forti che ho vissuto.

// ENG

Time.

Flowing with different intensities, depending on what we feel and live.

Flowing homogeneously is the Memory, integral part of Time.

Our strangest invention, our strongest enemy.

I’ve never got why one could be afraid of Time…

I wasn’t scared as a child, maybe I was naive.

I am not scared now, maybe I’m irresponsible.

But does it matter?

To me, memory of the past is not sand running through an increasingly weaker hand, clutching more and more intrusively.

It’s not even a marble statue, hard and heavy, that the human race builds inside and outside of it as a cast of a better life that would never be achieved if not in its social animal utopian imagination.

Memories are dimensional drops in a world of which we are not allowed to penetrate the meaning (the true one) just like the magic landscape of the dream, or the more familiar scenes that always flow inside the vessel of the experience called “Earthly Life”.

The liquid eventually is going to fill the vessel. It’s shape, what defines who we are, it’s our choice.

When my grandfather Antonio was alive he really liked this piece, at that time it was only a draft. Usually he just judged my technique in respect to my composition. It seemed to me though that something changed when he listened to this piece: he asked me to work on it, because it had potential.

What happened after was a series of goofy attempts to create a structure and meaning: I tried producing it with my duo “Altais”, but the recording itself disappeared.

I even tried to write lyrics, but it seemed to lose the real message, despite the fact it was moving to me.

I was almost obsessed by it.

Then, probably because of happenings that had to be consumed first at that “Time”, I abandoned the process of production.

“Time” now has passed, until four days ago.

I was at home with Maria, telling her to try and make together DIY effects inspired to the Kubrick Masterpiece “2001: A Space Odyssey”.

We played a few hours with milk, soy sauce, oil and soap.

What came out of it are the pictures you’re looking at.

The video was finally born, but now it missed the music.

It took two days for me to choose because nothing was convincing enough.

Suddenly I found “Nebula”, as if something pushed me towards it, and I finally started working.

During the creation of the guitar solo I beautifully felt my grandfather’s Spirit coming into me and play together.

It has been two days of full composition, I’ve missed this kind of sensation. I was working on video and audio simultaneously: adding moments for one to the other and vice versa.

The electronic sounds of the soundtrack of the game “Metroid Prime” written by Kenji Yamamoto marked me. I will never forget the moment when, in 2002, my dad brought me that Masterpiece of a videogame, it was the first time I cried out of happiness.

Now I present the result of it, giving you a part of the small vessel that belongs to me and the strongest things I lived.

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